Cure palliative: la popolazione invecchia, il grande anziano è il paziente del futuro

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Nelle Marche si è progressivamente diffusa in questi ultimi dieci anni un’ampia cultura professionale del prendersi cura di persone critiche e terminali: ne siamo orgogliosi poiché ritengo che la palliazione sia uno dei principali tasselli di quella rivoluzione etica che rappresenta uno dei maggiori impegni cui la classe medica è chiamata ad assolvere. Non solo, auspichiamo che il confronto intellettuale sulle abilità applicate possa sviluppare ancora meglio la consapevolezza di un ‘modus operandi’ che dovrà investire anche la classe politica e le stesse istituzioni.

Del resto questa cultura etico – professionale sta contagiando una buona parte delle altre professioni sanitarie per un percorso che in futuro non potrà più prescindere da un moderno e necessario approccio di rete: la presenza di otto centri di cure palliative nella nostra regione sta quindi a testimoniare un importante segnale di questa attenzione verso le persone sofferenti.

Non è pertanto casuale il riscontro positivo che ottiene, ogni anno, il Convegno Nazionale sulle cure palliative promosso dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Ancona, che, come di consueto, si svolge nel capoluogo dorico e che è giunto alla sesta edizione, organizzata solo pochi giorni fa. Particolarmente rilevante è stato il coinvolgimento di numerosi specialisti provenienti anche da fuori regione per illustrare le loro esperienze, così come importante si è dimostrato il contributo delle professioni sanitarie sempre più orientate ad affrontare i percorsi della palliazione, rivolta ai malati terminali ma anche cronici o colpiti da altre patologie come, ad esempio, la demenza. In generale, in Italia, 500 adulti su 100mila necessitano di cure palliative, di questi, il 40% sono malati oncologici.

Una considerazione: l’Italia supera del 5% la media europea per anzianità, un dato poco rassicurante considerando che ogni 100 giovani ci sono 168,9 anziani, molti dei quali non autosufficienti e spesso ospitati in residenze protette, in strutture socio assistenziali o costretti ad usufruire dell’assistenza domiciliare.

Anche spinti da questo quadro, abbiamo voluto inserire tra i focus centrali dell’appuntamento del 2019 quello relativo al ‘grande anziano’ – per intendersi, la persona ultraottantenne – che appartiene ad una categoria estremamente fragile e vulnerabile, sia per l’età avanzata, sia perché molto frequentemente agli anni accumulati si accompagnano condizioni patologiche o, in alcuni casi, un inadeguato supporto familiare. In questa prospettiva, la cura del grande anziano pone la medicina di fronte a due grandi sfide: in primo luogo, dover affrontare la complessità della condizione clinica e umana del paziente trovando un equilibrio tra accanimento terapeutico e abbandono. In secondo luogo, essere in grado di individuare il confine che rappresenta la condizione di irreversibilità della condizione clinica, per cui risulta indispensabile l’approccio sintomatico e palliativo.

Quest’anno abbiamo, inoltre, mantenuto viva una sezione di confronto sugli hospice pediatrici, pensando alla realizzazione di una struttura anche nelle Marche, essendo circa 260 le famiglie che hanno necessità di accedere a questo tipo di terapie per i loro piccoli. Al di là della effettiva ed auspicata realizzazione di un hospice, tuttavia, l’attenzione degli stessi pediatri è ora concentrata sulle cure domiciliari, altro aspetto dirimente quando si affronta il tema complessivo della palliazione. E proprio in tema di hospice possono aprirsi anche significative opportunità professionali. Il governo ha infatti recentemente accolto, inserendola nella legge di Bilancio 2019, la proposta elaborata dalla Fnomceo in merito ai master di secondo livello per la formazione: si tratta di un provvedimento che potrebbe accrescere le aspettative di lavoro per i giovani medici.

Garantire, del resto, il diritto alla salute è il primo fondamento della professione medica, un diritto che si completa con la custodia della dignità, laddove non esiste più alcuna cura possibile. Perché fare il medico significa percorrere strade tortuose, delineate sempre dalla missione dell’assistere.

Fulvio Borromei

Presidente Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Ancona

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