Resto del carlino, 15/12/24: ‘Il duro lavoro dei camici bianchi. “Una giornata anche politica”‘

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Contesto lavorativo inadeguato, mancanza di medici, burocrazia e super lavoro: signori ecco i problemi della categoriadei medici nel 2024. Il tema è emerso durante la Giornata del Medico, organizzata dall’omonimo Ordine, che si è svolta ieri al Ridotto delle Muse. Occasione, tra l’altro, per dare il benvenuto ai nuovi dottori e consegnare I riconoscimenti ai camici bianchi a 25, 40, 50 e 60 anni dalla laurea. Problemi, quelli della categoria, ormai atavici, dal super lavoro cui sono quotidianamente chiamati i camici bianchi nel diverse specializzazioni, all’habitat lavorativo troppo spesso sinonimo di inadeguatezza per tutti gli operatori sanitari, sino al mancato ricambio del turn over di chi è andato in pensione.

«La valenza di questa Giornata è anche politica – spiega il Presidente dell’Ordine Fulvio Borromei – attraverso cui si vuole sottolineare la necessità di un nuovo modo di lavorare, di un cambiamento di metodo, viste le difficoltà oggettive verificatesi, legate sia alla carenza generale di medici sia a quella in branche specialistiche vitali per il sistema. Quindi la riflessione da fare in questo momento è quella di studiare un nuovo paradigma per lavorare nell’emergenza causata da questa mancanza e di uscire da essa. Le premiazioni sono un motivo per celebrare chi ha dato così tanto alla professione, di fatto una vita,svolta con passione e consapevolezza del ruolo. Ma anche un riconoscimento a chi la sta ancora svolgendo e ha maturato ormai una notevole esperienza».

Importante momento della giornata è stata la premiazione del sindaco, Daniele Silvetti, al quale è stata consegnata una targa ricordo per avere organizzato, nell’ambito del G7 Salute, l’evento Extra G7: dieci giorni di approfondimenti sul sistema salute. In sala anche Simone Pizzi, medico del Salesi e presidente del Consiglio comunale, che ha toccato il delicato tema dell’im portanza delle cure palliative in pediatria: «Garantire a questi bambini e alle loro famiglie una vita di qualita è un’impresa complessa, perché richiede sia una capacità sottile nell’intercettare i bisogni del singolo sia la professionalità e la strutturazione di una risposta ‘di sistema’ per soddisfarli. Le cure palliative pediatriche si trovano esattamen te nel mezzo di questa sfida. Bisogna saper ascoltare, non solo sentire ciò che ci dicono i piccoli paziente e le famiglie, ma valutare con un occhio sensibile i bisogni che via via emergono tra le pieghe di parole, espressioni, atteggiamenti».

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