Il presidente Borromei al Resto del Carlino: “Alla politica dico: il Sistema Sanitario va riscritto dalla base”

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«Se si volesse darle un nome sarebbe ‘Costituente sanitaria’, ovvero un organismo composto da professionisti ed istituzioni che, parimenti a quanto fecero i nostri padri costituenti agli albori della Repubblica, possa rifondare dalle basi una sanità pubblica in grado di affrontare le attuali esigenze di assistenza e cura». È questo l’auspicio del presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Ancona, Fulvio Borromei, che sul Sistema Sanitario Nazionale, e quindi regionale, ha una visione ben precisa: «Va riscritto dalle basi conservando l’impianto universalistico originario – dice – proprio come avvenne per la nostra Costituzione. Non possiamo pensare di risolvere le criticità focalizzandoci sulle singole problematiche: cosi non si fa altro che confondere l’effetto con la causa. Le liste di attesa, la congestione dei Pronto Soccorso, la carenza di medici di medicina generale sono solo la punta di un iceberg vastissimo, sono la parte ‘visibile di un sistema che è minato alla radice, a causa di oltre venti anni di politiche di smantellamento della sanità pubblica. Non risolveremo mai il problema delle liste d’attesa, ma neanche tutti gli altri, se non comprendiamo che va affrontato in primo luogo il tema più ampio di un Servizio Sanitario che non risponde più alle esigenze dell’attuale domanda di salute e cura.

Per far questo, secondo il presidente Borromei, occorre creare un tavolo di lavoro condiviso, tra istituzioni e professionisti della sanità, per riscrivere un nuovo modello di sanità pubblica e stabilire una road map all’obiettivo comune di garantire la salute del cittadino. «Questo chiedo oggi alla politica – dice Borromei – creiamo una nuova ‘Costituente sanitaria’, rifondiamo insieme il Servizio Sanitario: noi medici ci siamo e mettiamo a disposizione la nostra esperienza e la nostra visione, che non hanno colori politici, ma sono al servizio della collettività». E ancora: «Negli ultimi decenni, i medici sono praticamente diventati il capro espiatorio di tutto ciò che in sanità non funziona, un bersaglio facile contro il quale si radicalizzano tante tensioni sociali. Ma questo avviene anche perché non viene adeguatamente fatto percepire alla popolazione che aggredire un medico è un reato e, come tale, ha delle ricadute penali. Senza una risposta immediata del legislatore di fronte alla violenza, il medico è lasciato solo e questo dequalificare costantemente la sua figura rende più fragile l’intero sistema».

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