Corriere Adriatico, 19/12/2023: “Serve un nuovo paradigma per risolvere la sanità pubblica”

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Promuovere la sanità pubblica investendo su di essa in termini di risorse economiche e di formazione professionale: questo è il messaggio urgente che abbiamo voluto lanciare alle Istituzioni in occasione della Giornata del Medico 2023. Un momento di incontro della nostra categoria che non è mai celebrativo, piuttosto vuole essere un’occasione per una riflessione anche politica, viste le gravi problematiche strutturali che affliggono la nostra sanità pubblica. Registriamo infatti una carenza generale di medici e una crisi importante di alcune branche specialistiche vitali per il SSN: chirurghi, medici di Pronto Soccorso e 118, medici pediatri e di medicina generale. E non possiamo pensare di affrontarla secondo i vecchi schemi: occorrono un approccio e un metodo diversi, occorre un nuovo paradigma. Va ricreato un modello, un archetipo, che sia capace di declinare in modo diverso le problematiche sanitarie per uscire dall’emergenza stessa. Un paradigma che, soprattutto, metta al centro la figura del medico, che allo stato attuale non riesce più ad interpretare in modo compiuto il suo ruolo.

Oggi la professione medica vive un profondo disagio perché è mortificata sotto il profilo retributivo, è gravata da carichi di lavoro eccessivi e non è valutata per i risultati che produce, ma solo per le spese che determina. Il Servizio Sanitario Nazionale è piegato alle esigenze di bilancio. Eppure i medici sono coloro cui più di ogni altro è affidato il più fondamentale dei diritti: quello alla Salute. Quella del medico è una “missione” che emana direttamente dalla Costituzione. Bisogna ripartire da questa consapevolezza. Bisogna ribaltare questo sistema in cui il medico viene tenuto ai margini della gestione delle risorse allocate alla struttura sanitaria in cui opera. Oggi la dimensione clinica si intreccia con quella gestionale, per cui non è più attuale che queste vengano dicotomizzate. Invece, il medico non concorre al processo decisionale, al contrario, lo subisce.

Andrebbe pensato un nuovo modello in cui creare un Consiglio di Amministrazione con al suo interno la presenza anche di medici, in cui la governance clinica e quella manageriale possano camminare affiancate e in cui la spesa sanitaria non venga più vista come un costo, bensì come un investimento economico: è dimostrato che un investimento di 1 euro in Sanità genera 1,82 euro per valore economico. È una spesa costituzionalmente necessaria. Abbiamo già toccato con mano la fallacia di alcuni metodi tampone, come ad esempio il sistema dei gettonisti: si è pensato che potesse essere una parziale soluzione, in quanto con il loro impiego non si andava a incidere sul capitolo di bilancio del personale, per il momento immodificabile, addebitandolo piuttosto al capitolo dei servizi e dei beni. Ciò ha invece determinato nell’insieme della classe medica una grave deformazione e disagio. E se oggi – secondo un’indagine Piepoli – il 17% degli italiani ha sottoscritto una polizza assicurativa e il 21% risparmia per poter effettuare prestazioni sanitarie, è chiaro che stiamo assistendo all’avanzare di una sanità individualistica in cui le persone ‘comprano’ le prestazioni in base alle proprie disponibilità economiche e che tradisce profondamente quell’obiettivo di garanzia della salute pubblica per cui, 45 anni fa, è nato il Servizio Sanitario Nazionale.

Ecco allora la nostra proposta di insediare un tavolo permanente politico-sanitario, sia nazionale che regionale, per affrontare le varie problematiche sia con una visione di insieme, sia in maniera monotematica, per dare continuità al lavoro da campiere senza fermarsi ai soli incontri legati alle scadenze istituzionali o contrattuali. Un tavolo programmato per affrontare ogni decisione legata alla salute, anche le più piccole. Noi medici ci siamo e continueremo a lavorare intensamente, nonostante la nostra missione sia minata in tanti modi. L’appello che faccio ai medici è di continuare nonostante tutto ad esercitare la professione con eticità e passione, così come ci chiede il nostro codice deontologico, di essere una “falange etica”: uniti per il bene comune.

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